ROMA città eterna

ROMA

La Città Eterna, Capitale del Mondo (Caput Mundi) e della Cristianità: sono solo alcuni dei termini con cui viene definita Roma, l’Urbe, città per antonomasia. Tremila anni di storia gloriosa hanno lasciato il loro segno in ogni strada e pressoché in ogni edificio di questa città e innumerevoli sono i monumenti e le opere d’arte che contiene, di epoca romana, medioevale, rinascimentale, barocca e moderna, troppi per essere apprezzati in una sola visita: per quante volte si possa tornare a Roma, c’è sempre un nuovo capolavoro da vedere, uno scorcio, una via o un palazzo da scoprire. Capitale del Cinema, accoglie ogni autunno la Festa del Cinema (in precedenza Festival Internazionale del Film di Roma), che in pochi anni è diventato uno degli appuntamenti più importanti della cinematografia internazionale, sullo stesso piano degli storici festival di Venezia, Cannes e Berlino.

STORIA

Roma antica. Secondo la tradizione, Roma fu fondata il 21 aprile del 753 a.C., anno di riferimento per il computo della cronologia in tutta l’epoca romana (ab urbem conditam). In realtà l’area dell’antica Roma fu abitata fin dalla media età del bronzo (XIV secolo a.C.) e capanne appartenenti a un villaggio dell’età del ferro sono state individuate sul Palatino, ovvero proprio dove la leggenda poneva la capanna di Romolo e il nucleo primitivo della città. Un’organizzazione urbana, tuttavia, si dovette raggiungere solo più tardi, a partire dal 700 a.C. circa, ovvero nel periodo che la tradizione attribuisce ai re etruschi della famiglia dei Tarquini: al 600 a.C. è infatti databile la prima pavimentazione del Foro, cuore della vita civile della città per tutta la sua storia, e di tipo etrusco sono le tracce delle fasi più antiche dei principali templi della città: il tempio di Giove Capitolino sul Campidoglio e quelli di Fortuna e Mater Matuta nel Foro Boario. La posizione ideale della città, posta all’incrocio di due importanti vie: la prima che dall’Etruria scende verso la Campania e le colonie della Magna Grecia, la seconda che dall’approdo alle foci del Tevere con le sue saline, risale verso la dorsale appenninica, ne garantirono un veloce sviluppo, tanto che alla caduta della monarchia e la proclamazione della Repubblica, le mura di Roma abbracciavano un’area più ampia di quella delle principali città dell’Etruria e della Magna Grecia. Distrutta dai Galli nel 390 a.C., l’unica occupazione straniera che Roma abbia subito prima del famoso sacco di Alarico del 410 d.C., Roma rapidamente espande i suoi domini in Italia e vede un’intensa attività edilizia: viene riedificata la cinta muraria, ricostruiti numerosi templi, e viene realizzata la prima delle grandi vie consolari: la via Appia, che metteva in comunicazione l’Urbe con Capua. Un momento di crisi si ha con la Seconda Guerra Punica e l’invasione dell’esercito di Annibale. Il generale cartaginese non oserà attaccare la città e alla fine sarà definitivamente sconfitto, ma dopo il suo passaggio ha inizio una fase di profondo rivolgimento sociale e culturale; la crisi dei ceti medi, la nascita di un’elite ristretta di famiglie dominanti, con il costante inurbamento delle genti che un tempo vivevano nelle campagne circostanti, moltiplicano velocemente le dimensioni della città, creando una crisi demografica ed edilizia, un deciso incremento del valore delle proprietà immobiliari e di conseguenza una progressiva crescita in altezza degli edifici, per accogliere il maggior numero possibile di persone. Di questa situazione approfittarono i plutocrati della città, per accrescere ulteriormente le loro ricchezze: è noto come Crasso, triumviro amico di Cesare e uomo più ricco della sua epoca, acquistasse case in rovina o distrutte dai frequenti incendi che scoppiavano in città, le facesse ricostruire dalla sua equipe di 500 schiavi muratori e poi le rivendesse a cifre da capogiro, arricchendosi ulteriormente. A questa particolare situazione sociale è da attribuire buona parte dell’attività edilizia di epoca tardo repubblicana, tesa ad accattivarsi le simpatie dell’immensa plebe da parte dei ceti altolocati (del 220 è la realizzazione del Circo Flaminio),  contemporaneamente impegnati a glorificare, con templi e monumenti, il loro nome. La grandezza della città impone anche nuove infrastrutture: nasce così nel 192 un nuovo emporio sul Tevere, con il gigantesco deposito merci costituito dalla Porticus Aemilia, e vengono realizzati nuovi acquedotti; viene ridefinito anche lo spazio del Foro, complice un rovinoso incendio scoppiato nel 210 a.C., che viene delimitato da tra grandi basiliche: Porcia (184 a.C.), Emilia (179 a.C.) e Sempronia (169 a.C.). Ma è nel Campo Marzio che avvengono le più rilevanti imprese edilizie: questo spazio, formalmente esterno alle mura della città, era infatti sede delle elezioni, punto di inizio delle processioni trionfali e luogo di sepoltura dei principali esponenti della Repubblica, luogo ideale alle autocelebrazioni del ceto egemone della città: è qui, fra i tanti, per esempio, che viene realizzato il tempio di Giove Statore, nato per iniziativa di Quinto Cecilio Metello per festeggiare la conquista della Macedonia, primo edificio completamente di marmo a sorgere in Roma. Ancora nel Campo Marzio, Pompeo farà costruire l’omonimo teatro, col il tempio di Venere Vincitrice, un portico con giardini e la Curia, un nuovo edificio destinato ad accogliere le riunioni del senato: Roma ormai è sullo stesso piano delle grandi città ellenistiche ed è anche chiaro, di fronte all’atteggiamento e al potere di alcune figure dominanti della politica romana, come ormai la Repubblica abbia le ore contate.
Anche Cesare, non a caso, si farà promotore di un altro progetto edilizio nel Campo Marzio, con la ristrutturazione dei Saepta (la piazza dedicata ai comizi elettorali) e  la ricostruzione della sede dei Censori, ma promuoverà anche l’ampliamento dell’antico Foro Repubblicano, con la realizzazione di quello che sarà definito il Foro di Cesare e programmando ulteriori attività edilizie in altre aree di Roma, che il Dittatore avrebbe sicuramente realizzato se le Idi di marzo non fossero sopravvenute a porre termine alla sua vita.
Augusto riprese inizialmente il programma di Cesare, per poi dedicarsi più specificatamente a meglio organizzare la città, cresciuta velocemente e per certi versi in modo caotico e disordinato: sua è la divisione in 14 quartieri (regiones) della città, che rimase valida fino alla fine del mondo antico, e la ristrutturazione di numerosi edifici. Nelle Res Gestae, il testo autocelebrativo inciso nel bronzo e affisso sulle porte del suo mausoleo, un ampio spazio è infatti dedicato ai lavori edilizi condotti durante il suo governo, citando il restauro di ben 82 edifici templari; non è un caso se un aneddoto storico gli attribuisce una frase secondo cui avrebbe trovato Roma fatta di mattoni e l’avrebbe lasciata fatta di marmo. Ad Augusto si devono anche molte altre importanti realizzazioni: un nuovo Foro, dominato dal tempio di Marte Ultore (ovvero Vendicatore, con riferimento all’assassinio di Giulio Cesare), la realizzazione di una residenza sul Palatino, nucleo originario dei futuri palazzi imperiali, realizzata unendo una serie di abitazioni di età repubblicana preesistenti, e un grandioso mausoleo, per sé, la sua famiglia e i suoi discendenti, posto in Campo Marzio, vicino alle rive del Tevere. I successivi imperatori della dinastia Giulio-Claudia, proseguirono sulla falsariga dell’esempio di Augusto, fino a Nerone che, approfittando del disastroso incendio del 64 d.C., che distrusse quasi completamente la città, tentò di trasformare una grande parte del centro di Roma in un gigantesco palazzo (la Domus Aurea), secondo modelli del mondo ellenistico: un alternarsi di padiglioni e palazzi immersi nel verde, circondati da giardini, con al centro un laghetto artificiale (dove poi sorgerà il Colosseo). Il resto della città, al di fuori del palazzo, fu ridisegnata con strade più ampie ed edifici più bassi, ampi cortili e porticati; le macerie degli edifici distrutti dall’incendio furono utilizzate per colmare le paludi di Ostia, sfruttando per il trasporto le navi che portavano il grano a Roma, dopo che avevano depositato il loro carico; impose inoltre che ogni edificio fosse delimitato da muri propri, senza appoggiarsi uno all’altro, e che fossero messi in comune mezzi antincendio. Con la successiva dinastia Flavia (Vespasiano, Tito, Domiziano), il progetto neroniano venne smantellato: le opere d’arte conservate nella Domus Aurea vennero messe a disposizione di tutti ed esposte nel nuovo Foro della Pace, edificato per festeggiare la vittoria sulla Giudea; il lago artificiale viene prosciugato e al suo posto edificato un grandioso edificio da spettacolo, l’anfiteatro Flavio, detto poi Colosseo; fu inoltre realizzato lo Stadio (piazza Navona), l’Odeon (Palazzo Massimo) e infine iniziarono i lavori per la realizzazione del Foro Transitorio, destinato a unire le quattro piazze allora esistenti: Foro Repubblicano, di Cesare, di Augusto e Tempio della Pace, mentre sul Palatino sorse per la prima volta un palazzo imperiale organico, con una parte pubblica (Domus Flavia) e una privata (Domus Augustana). Il II secolo d.C. costituisce il momento di massima espansione urbana di Roma. L’attività edilizia di questa nuova fase comincia con la realizzazione del Foro di Traiano, che comportò imponenti lavori di sbancamento delle falde collinari, eliminando la sella che univa Quirinale e Campidoglio, e proseguì con la costruzione delle Terme di Traiano sul colle Oppio, primo esempio di grandi terme pubbliche con recinto, modello delle successive di Caracalla e Diocleziano. Con Adriano l’attività edilizia raggiunge il culmine: sui mattoni si comincia a indicare la data, segno di una riorganizzazione delle fornaci, sottoposte a un lavoro continuo e costante; viene realizzata un’immensa dimora suburbana a Tivoli, un nuovo mausoleo dinastico, l’odierno Castel S.Angelo, e il tempio che meglio rappresenta il periodo: il Pantheon, l’edificio meglio conservato che ci è giunto dell’antichità romana. La grande attività edilizia continua con la dinastia dei Severi: le grandiose terme di Caracalla, l’ampliamento del palazzo imperiale sul Palatino, la ricostruzione del Foro della Pace, ancora una volta distrutto da un incendio, dove Settimio Severo fece porre un’enorme pianta di Roma incisa nel marmo: la Forma Urbis; con l’ultimo esponente di questa dinastia, Alessandro Severo, viene costruito anche l’ultimo acquedotto: l’Aqua Alexandriana.
Dopo i Severi il periodo di crisi attraversato dall’impero si manifesta anche con la cessazione delle attività edilizie: non è un caso che l’unica opera rilevante realizzata in questo periodo è la costruzione delle Mura Aureliane (270-275 d.C.), una cinta muraria lunga quasi 20 km, indice del pericolo incombente sulla città. Una certa ripresa delle attività edilizie si ha con il periodo tetrarchico, quando si ha la realizzazione delle grandiose terme di Diocleziano e della Basilica di Massenzio, per ricordare le principali, ma già con Costantino questa rifioritura si arresta, con il concentramento delle risorse nella nuova capitale Costantinopoli; le nuove realizzazioni nella vecchia capitale ormai sono appannaggio del nuovo potere che si sta sviluppando: la Chiesa.
Roma medioevale. I primi edifici dedicati al nuovo culto cristiano sorsero fuori dalla città e adottarono le forme architettoniche della basilica romana, ovvero dell’edificio dedicato nel mondo romano alle riunioni pubbliche, anche se la prima in assoluto, la Basilica Lateranense, sorse invece, per volontà dello stesso Costantino, in terreni di sua proprietà, all’interno dello spazio urbano, seppure in posizione decentrata. Così poi seguirono Santa Croce, nata per volontà dell’imperatrice Elena ristrutturando l’atrio di un’antica villa per accogliere le reliquie della croce da lei stessa raccolte in Terrasanta, e le basiliche sulle tombe dei Martiri: S. Sebastiano (originariamente Ecclesia Apostolorum), S. Lorenzo Fuori Le Mura e, per volontà della figlia di Costantino Costanza, S. Agnese, questa volta di forma circolare; sempre a Costantino si deve anche il primo impianto della Basilica di San Pietro. Una volta che l’imperatore Costantino ebbe lasciato Roma per ritirarsi a Costantinopoli, furono i primi papi a promuovere la costruzione di nuovi edifici religiosi: così tra i fori e il Campidoglio fu eretta la Basilica di San Marco; poco distante alcuni anni dopo sorse la Basilica di San Lorenzo; più a sud, non distante dal Colosseo, su un antico Mitreo, San Clemente e molti altri. Con l’Editto di Tessalonica del 380, che abolì ufficialmente i culti pagani, costringendo tutti i cittadini dell’impero alla conversione al Cristianesimo, comincia una nuova fase della storia di Roma e viene realizzata l’ultima delle grandi Basiliche: quella di San Paolo Fuori Le Mura, forse non a caso dedicata al più famoso dei convertiti. Nel 410 avvenne un altro evento traumatico per la città: le orde dei Goti guidate da Alarico saccheggiarono Roma, a ben 800 anni di distanza dall’ultima invasione, ai tempi dei Galli di Brenno. Segue un periodo di decadenza per la città, che subisce continue devastazioni nelle guerre che oppongono Bizantini, Goti e Longobardi, cui si accompagnano carestie e numerose inondazioni del Tevere; la città si spopola progressivamente, tanto che a metà del VI secolo conta solo 30.000 abitanti, vaghissima ombra dell’oltre un milione dell’epoca imperiale, abbandono che si riflette anche sugli edifici esistenti, non più oggetto di manutenzione e sempre più spesso oggetto di spolio, anche ad opera delle stesse autorità ecclesiastiche, che riutilizzano colonne e capitelli nei nuovi edifici religiosi. Le mura ormai cingevano un’area molto vasta in buona parte disabitata; continuano a essere utilizzati gli antichi acquedotti, le strade e i ponti, e si formano agglomerati di abitazioni intorno ad alcuni antichi monumenti: fra i ruderi della Porticus di Ottavia (S. Angelo in Pescheria), dove si concentrano le attività commerciali; nella zona del Pantheon, donato dall’imperatore Foca a papa Bonifacio IV nel 608, trasformato nella chiesa di Santa Maria ad Martyres, e nei cui pressi sorgeranno presto un ospedale e alcune fornaci, ma soprattutto a Trastevere, gravitante attorno alle chiese di San Benedetto, San Crisogono, Santa Cecilia e Santa Maria in Trastevere. Sull’Aventino invece sappiamo dell’esistenza di diverse dimore signorili, mentre il Laterano era spopolato, per lo più interessato da isolate costruzioni a carattere rurale; l’insediamento si addensava invece intorno alla Basilica di San Pietro, con numerose chiese e conventi e alberghi per i fedeli che si recavano in pellegrinaggio sulla tomba del principe degli Apostoli; a protezione di questo borgo papa Leone IV tra l’847 e l’852 fece erigere una nuova cerchia di mura, per porre un argine alle invasioni dei Saraceni che nell’846 avevano saccheggiato le basiliche di San Pietro e San Paolo; per lo stesso motivo qualche anno dopo furono fortificate anche le basiliche di San Lorenzo e San Paolo. Del fervore edilizio che caratterizza i secoli immediatamente successivi, che vedono i papi intenti a sottolineare il controllo sulla città anche attraverso la costruzione di nuovi edifici, fecero le spese i monumenti antichi, che vennero progressivamente spoliati di colonne, basi, capitelli e trabeazioni.
Nel 1303, con il celebre “oltraggio di Anagni” ha inizio il periodo della cosiddetta “cattività Avignonese”: il papa trasferisce la sua corte ad Avignone e Roma rimane alla mercé delle famiglie nobili, perennemente in lotta per il controllo della città. Comincia una nuova fase di decadenza che si riflette anche nelle manifestazioni artistiche e nella scarsa attività edilizia.

Roma rinascimentale e moderna. Quando papa Martino V riportò la sede del papato a Roma, nel 1420, la città aveva una popolazione che non superava i 20.000 abitanti ed era in uno stato di grave degrado urbano. Gli antichi edifici della romanità erano ormai solo poveri ruderi e soltanto il Colosseo e le Terme ricordavano il glorioso passato della città. L’attività edilizia ebbe un notevole impulso pochi decenni più tardi, con il Giubileo del 1450 e il pontificato di Niccolò V, che tracciò un piano di sviluppo della città in direzione del Vaticano e diede impulso alla ristrutturazione del Campidoglio, cuore della vita cittadina, dal momento che vi si svolgeva il mercato agricolo.
Nel 1471 diventa papa Sisto IV; il pontefice volle donare al popolo di Roma la collezione di bronzi antichi che comprendeva la Lupa Capitolina, nucleo fondante del primo museo pubblico della storia: i Musei Capitolini, e fece edificare accanto a San Pietro la celeberrima Cappella Sistina, che a lui deve il nome, le cui dimensioni riproducono quelle del Tempio di Salomone a Gerusalemme, ricostruite ipoteticamente sulla base dei testi delle Sacre Scritture. Roma si avvia a diventare una delle capitali del Rinascimento, grazie all’opera dei più importanti artisti italiani che vengono chiamati dai papi a decorare chiese e palazzi dell’Urbe. Cominciano anche i lavori per la nuova Basilica di San Pietro, il vecchio edificio viene progressivamente smantellato e i soldi necessari per la nuova costruzione vengono raccolti con la vendita delle indulgenze, fatto che scandalizzò Martin Lutero e diede l’avvio allo scisma protestante: è il periodo di Raffaello, Michelangelo e Bramante, che tanti capolavori hanno lasciato nella città eterna. Questo momento di fioritura e splendore fu bruscamente interrotto dal Sacco di Roma del 1527, ad opera dei Lanzichenecchi; le soldataglie di Carlo V depredarono chiese e palazzi dei loro arredi più preziosi e per alcuni anni cessarono le attività artistiche ed architettoniche.
Una nuova fase storica comincia all’indomani del Concilio di Trento (1551). Con Sisto V (1585-1590) viene completamente rivista l’urbanistica della città, con l’apertura di nuovi assi viari, destinati anche a regolamentare l’incessante flusso di pellegrini (durante il suo breve pontificato Sisto V tenne ben tre Giubilei straordinari). Con il sopraggiungere del nuovo secolo entriamo nel periodo di Caravaggio, Borromini e Bernini; le principali famiglie patrizie arricchirono la città di nuove fastose dimore, sia nel centro città, sia sulle colline immediatamente circostanti, ancora entro le antiche Mura Aureliane, ma in questo momento interessate solo da orti, boschi e giardini (Villa Medici, Villa Borghese, Villa Ludovisi, per citare solo le più famose). L’assolutismo papale viene brevemente interrotto solo nel 1798, con la nascita dell’effimera Repubblica Romana, cui seguì il dominio napoleonico. Napoleone aveva grandi progetti sull’Urbe, tanto da istituire il titolo di Re di Roma per il suo erede; tuttavia non ebbe tempo di realizzare i suoi piani, che prevedevano anche un rinnovamento artistico della città affidato ad Antonio Canova, e nel 1814, all’indomani del Congresso di Vienna, il papa riprese possesso della città.
Con l’avvento dell’epoca risorgimentale, l’era dei papa-re volge al termine; nel 1848, sull’onda dei moti rivoluzionari diffusi su tutta la penisola, il papa fugge nel regno di Napoli e viene proclamata nuovamente la repubblica. Questa tuttavia si protrae solo per pochi mesi, a causa dell’intervento dell’esercito francese di Napoleone III, che si proclama protettore del papa e dello Stato della Chiesa. Questa ingombrante presenza peserà molto, ma potrà solo ritardare il processo di unificazione di Roma al resto d’Italia; i Savoia inizialmente temporeggiarono, assicurando al sovrano francese di non avere nessuna mira sulla capitale della cristianità, arrivando, per provarlo, a contrastare persino con le armi l’opera di Giuseppe Garibaldi che avrebbe voluto completare l’unificazione con l’annessione dello Stato della Chiesa, ma con la caduta di Napoleone III nel 1870, l’esercito sabaudo invase l’ultimo lembo dello stato governato dal papa e, entrato nella città da una breccia aperta nelle mura nei pressi di Porta Pia, il 20 settembre 1870 occupa Roma, che il 3 febbraio successivo viene proclamata capitale del Regno d’Italia.
Comincia così un periodo di rapida espansione della città, che necessita di tutte le infrastrutture indispensabili alla vita della capitale di una vasta nazione. La città si estese velocemente così fino a raggiungere le antiche mura Aureliane, a spese dei numerosi parchi delle ville che occupavano questa parte della città, mentre ovunque sorsero gli edifici dei nuovi ministeri. La popolazione aumenta rapidamente, fino a superare il mezzo milione di abitanti agli inizi del ‘900.
Con l’avvento del fascismo inizia una nuova fase edilizia della città: la firma dei Patti Lateranensi pone fine al lungo contenzioso nato tra il Papato e lo Stato Italiano all’indomani della Breccia di Porta Pia e nasce lo Stato della Città del Vaticano; numerosi quartieri antichi vengono demoliti per riportare alla luce, soprattutto per intenti propagandistici, i resti più significativi dell’antica Roma imperiale: così succede per l’area dei fori Imperiali, con la costruzione di via dell’Impero (oggi via dei Fori Imperiali) e l’area del Mausoleo di Augusto, ma altri interventi sono anche mirati a migliorare il traffico dei pellegrini: è il caso di via della Conciliazione, che viene aperta abbattendo il quartiere di Spina di Borgo, ma stravolgendo l’idea Berniniana di piazza San Pietro, che era stata studiata per offrire un particolare gioco di scorci e vedute nel percorso dagli stretti vicoli del  borgo alla grandiosità della piazza. Sempre al ventennio fascista si deve la realizzazione di nuovi quartieri: l’EUR, vera e propria città ideale che doveva segnare la direttrice di espansione della città verso il mare, il quartiere universitario e Cinecittà.
Il 19 luglio del 1943 Roma fu pesantemente bombardata dagli alleati, provocando oltre 3.000 morti; dopo l’arresto di Mussolini il 25 luglio e l’armistizio dell’8 settembre, la città venne occupata dalle truppe tedesche, per essere finalmente liberata dalle truppe alleate il 4 giugno 1944. Cessata la guerra, all’indomani del referendum del giugno 1946, Roma diventa la capitale della nuova Repubblica Italiana.

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